Riassunto settimanale del 17/07/2022
Settimana contrastata per l’azionario americano, il quale termina in territorio negativo con perdite percentuali tra lo 0,16% del Dow Jones e il -1,57% del Nasdaq. In Europa, lo Stoxx finisce negativo di un punto percentuale, ma il peggiore indice è quello italiano; falcidiato dalla crisi accusando un passivo di quasi 4 punti percentuali.
Sul mercato obbligazionario, perdura la dinamica già osservata nelle scorse settimane di inversione della curva dei rendimenti, tra il 2 e il 10 anni. Il rapporto ha toccato livelli che non si registravano dal 2000.
Solitamente l’inversione della curva segnala una recessione nei prossimi 12 – 18 mesi, anche se questa volta potremmo avere sorprese, in quanto ci troviamo in un momento in cui l’inflazione rimane molto elevata e la crescita economica viene rivista all’ingiù da quasi tutti gli istituti di ricerca economica. Da segnalare come il tratto tra i 3 mesi e i 10 anni, che secondo alcuni studi è più rappresentativo nell’individuare una recessione futura, rimane positivo, ma il robusta diminuzione da inizio 2022.
Un aggiuntivo segno verso il rallentamento economico è il declino del prezzo del Rame, una delle materie prime più importanti per l’industria globale. Dal massimo il rame ha ceduto circa il 35%, come si vede nel grafico sotto presentato.
Continua il trend di forza del dollaro contro le altre valute, ma oltre alla parità toccata con l’euro è da segnalare il cambio tra CNY (la valuta della Repubblica Popolare Cinese) e lo Yen giapponese arrivato a un rapporto che non si osservava da oltre 30 anni. Pechino sta affrontando una situazione economica perigliosa, con la politica di zero contagi, che sta annientando la domanda interna e il difficile momento del settore immobiliare, il quale registra una diminuzione dei prezzi, con i governi locali costretti a mettere mano al supporto fiscale per non far andare a gambe all’aria il settore. Inoltre ad ottobre il partito dovrà dare pieni poteri a vita a Xi Jingping, nonostante siano evidenti le difficoltà interne che vedono il rapporto con la Russia e la questione Taiwan ancora irrisolte. In questo scenario, solo le esportazioni continuano a trainare l’economia, per questo motivo il mercato inizia a speculare su una possibile svalutazione della valuta cinese, che viene tenuta ferma contro il dollaro da diversi anni. Perfino il Giappone verte in una situazione economica non ordinaria, mantenendo il controllo della curva dei rendimenti e tassi ai minimi storici, nonostante un tasso d’inflazione sopra il 2% e uno Yen che ha perso da inizio 2022 oltre il 20%.
Quindi, diventa importante osservare l’andamento del cambio CNY-JPY, in quanto riproduce un’immagine della situazione cinese, la quale ha visto nella settimana, l’uscita dei dati sul PIL che mettono in forte dubbio il raggiungimento del target governativo al 5,5%.
Angolo Macro
L’attenzione era tutta verso il dato dell’inflazione americana, uscito sopra le attese a +9,1% e a +5,9% anno su anno, rispettivamente per la misura globale e per quella depurata dall’energia e dai prezzi alimentari. Il dato ha mostrato una salita di un po’ tutti i diversi componenti, portando all’inizio verso l’alto le probabilità di un rialzo della Fed di 100 punti base nella prossima riunione. Poi, analizzando il dato con più calma; alcuni commentatori hanno messo l’attenzione verso la diminuzione dei prezzi della spesa per gli hotel e per le spese ricreative mese su mese; inoltre il dato non inglobala la diminuzione dei prezzi delle materie prima, partita da metà del mese di giugno. Sul lato negativo, invece la dinamica dei prezzi degli affitti che continua ad essere molto forte, da ricordare che questo fattore rappresenta circa il 30% del dato sui prezzi americani. La parte dei servizi, che all’inizio dell’anno era stata meno colpita dalla salita dei prezzi, invece negli ultimi due mesi, inizia a salire, mostrando segnali pessimi, sul fatto che l’inflazione possa calare con forza e velocità nella seconda metà dell’anno. In generale il dato uscito è molto brutto, ma il mercato lo ha visto come vecchio e rappresentativo di una tendenza passata, per questo motivo le borse che ragionano sul futuro hanno terminato la seduta di mercoledì quasi invariate dopo aver perso circa il 2% sull’uscita del dato.
La seguitissima University of Michigan Confidence è leggermente rimbalzata con un dato sopra 50, ma il mercato ha tratto particolare sollievo dal calo delle aspettative di inflazione, le quali sul lungo periodo sono viste al 2,8% rispetto al 3% del mese precedente.
In Europa la commissione ha rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2022 e il 2023. Nel blocco a 19 membri il Pil crescerà del 2,6% nel 2022 e del 1,4% nel 2023. In generale l’economia dovrebbe continuare ad avanzare ma a un ritmo fortemente più basso delle aspettative precedenti. L’inflazione per l’anno in corso è stata rivista dal 6,4% al 7,6%. Nel 2023 il caro vita dovrebbe scendere al 4%. Il rischio di un taglio completo del gas russo, comporterebbe l’economia europea in recessione nella seconda parte dell’anno, deprimendo le condizioni economiche per il 2023. L’Italia dovrebbe crescere del 2,9% e dello 0,9% nel 2022 e nel 2023, mostrando una buona resistenza nell’anno in corso.
Trimestrali prossima settimana
Le trimestrali delle banche uscite nella parte finale della settimana, mostrano un quadro a luci ed ombra, con una diminuzione degli utili a livello aggregato, anche per un effetto di comparazione difficile e una salita degli accantonamenti su crediti visti in possibile deterioramento in futuro.
JPM ha sospeso il piano di acquisto delle proprie azioni, preferendo aumentare il capitale in eccesso, tenendosi prudente sul futuro, confermando la visione pessimistica del suo Ceo Jamie Dimon. Dello stesso spirito i dati di WFC e Morgan Stanley, che evidenziano un calo dei ricavi; meglio delle attese Citigroup, che sfrutta il piano di ristrutturazione intrapreso e una migliore resistenza sul comparto Capital Markets. Nelle conferenze con gli analisti, emerge come il consumatore americano rimanga forte e sia meno indebitato rispetto al 2008, questo viene visto come un fattore che anche in caso di una recessione, potrebbe controbilanciare positivamente lo scenario. Larry Fink, il capo di Blackrock, l’azienda americana leader con Vanguard nella gestione passiva; ha esordito dicendo che la situazione attuale è rara e difficile da comprendere; i rischi sono sempre più elevati e i clienti di Blackrock hanno continuato a spostare soldi dai mercati pubblici a quelli privati. Anche per lui, l’obbligazionario potrà tornare ad essere interessante per istituzioni che devono fornire redditi costanti ai loro sottoscrittori come i fondi pensioni americani.
La prossima settimana avremo tre eventi molto importanti tra il 20 e il 20 di luglio. Il primo sarà l’intervento del premier Draghi alle camere, dopo aver dato le dimissioni. Vedremo se la crisi di governo italiana, che arriva in un momento tragico verrà ufficialmente registrata e porterà il voto o un nuovo esecutivo. Il 21 invece sarà il giorno in cui Gazprom dovrebbe riattivare il Nord-Stream 1, tornando quindi ad esportare gas all’Europa dopo il periodo di manutenzione. Le attese sono di una riapertura ma al 30-50% della capacità totale, vedremo che succederà. Nello stesso giorno la BCE alzerà dopo un decennio i tassi di 25 punti base secondo gli analisti, anche se tutta l’attenzione sarà nel capire il famigerato scudo anti-spread, che dopo una complicata gestazione dovrebbe venire alla luce.
Grafico della settimana
Il posizionamento ribassista sui futures americani da parte dei fondi attivi è sui massimi da gennaio 2019.
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Filippo Pasini
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