Riassunto settimanale 04/09/2022
Con la chiusura del mese di Agosto e i primi giorni di Settembre, l’indice azionario mondiale MSCI World Index ha lasciato sul tappeto circa la metà del rialzo fatto nel mese di Luglio.
Gli ultimi giorni sono stati contraddistinti da due dinamiche importanti: la prima è la decisa tendenza verso l’alto dei rendimenti dei titoli di stato a livello mondiale. Ad inizio di Agosto il titolo di stato a scadenza 10 anni rendeva il 2,65%, rispetto al 3,2% di oggi; anche i rendimenti reali sono risaliti velocemente nonostante le aspettative sull’inflazione negli USA siano scese. In Europa, il titolo di stato tedesco con scadenza a 10 anni ha visto un forte allargamento del rendimento; passando dallo 0,81% al 1,53%, risentendo sia del possibile inasprimento della politica monetaria europea, che della crisi energetica, la quale pesa con gravità sul futuro del vecchio continente. Stiamo assistendo al peggior ribasso sulle obbligazioni americane dal 1980, sia come lunghezza che come variazione percentuale.
Oltre al rialzo dei rendimenti, il rafforzamento del dollaro rimane impressionante; esso potrebbe essere favorevole nel mitigare l’avanzata dei prezzi in USA per due ragioni;
esportazione delle pressioni inflattive all’estero anche grazie alle materie prime denominate in dollari
effetti negativi sui consumi e dinamica sfavorevole della bilancia commerciale
Questi due fattori potrebbero nel breve termine assieme ad altri più stagionali ammorbidire la dinamica dei prezzi che rimane in una spirale rialzista.
Price Cap, Bollette e le cavallette
Con l’inizio di Settembre, arriva sempre con incessante strepitio mediatico il tema della crisi energetica in Europa, visto anche che in settimana ha preso trazione il possibile tetto sul prezzo del gas a livello europeo. Il tema è sicuramente rilevante e come si è scritto diverse volte non ci sono proiettili d’argento che risolvano la situazione nel breve termine, ma è importante sottolineare qualche punto ottimista, che non viene ben descritto nei media. Il primo è che dopo anni in cui diversi paesi europei avevano legato la propria politica energetica alla Russia, dopo l’inizio della guerra contro il popolo ucraino, hanno diminuito la propria dipendenza energetica dal gas russo, provando a rimpiazzarlo con altri paesi o con altri fonti energetiche come il nucleare o il gas liquefatto. Questo processo non è indolore, ma continuerà a proseguire nel tempo, portando i paesi europei ad essere sempre meno collegati alla Russia. Secondo punto da rilevare e descrivere riguarda i livelli di stoccaggio dei paesi europei, che continuano a crescere.
Con 2 mesi d’anticipo il target dell’Unione europea è stato raggiunto, almeno a livello medio tra i Paesi membri. Le riserve sotterranee di gas dell’Ue sono già piene oltre l’80% per cento della propria capacità, così come da obiettivi comuni sugli stoccaggi al primo novembre 2022 (per arrivare poi al 90 a partire dall’inverno 2023). Lo ha annunciato il responsabile dell’energia dell’Ue, la commissaria Kadri Simson. I 27 hanno fissato l’obiettivo di stoccaggio a maggio, in risposta ai tagli del gas russo e alla crisi energetica in corso. Nel dettaglio, lo stoccaggio medio in Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Spagna e Svezia è superiore all’80%
Terzo ed ultimo punto nel caso in cui la Russia decida di non esportare più il gas in Europa, andando contro i contratti firmati, vedremo a mio parere un salto in avanti del processo europeo, cosi come avvenuto con la pandemia. Con questo non si vuole sottovalutare il problema energetico che è ben noto, con le difficoltà per imprese e famiglie che sicuramente avranno un impatto negativo, ma a mio giudizio non avremo l’invasione delle cavallette, cosi tanto agognate dai titoli dei giornali.
Angolo Macro
L’inflazione Europea e i dati sul mercato americano erano un po’ i due eventi della settimana. Il dato sui prezzi europei ha visto un nuovo picco.
A livello di paesi la dinamica dei prezzi al consumo si situa tra un +10,4% della Spagna al +6,5% della Francia; in mezzo Germania +7,9% e Italia +8,4%. Continua il mercato del lavoro americano ad essere robusto e in buono stato. Nel mese di Agosto sono stati creati 315k nuovi posti di lavoro con un aumento mensile delle paghe dello 0,3%.
Il tasso di disoccupazione è salito di due decimali per l’aumento del tasso di partecipazione della forza lavoro. In generale il dato non dovrebbe cambiare la volontà della Fed di aumentare i tassi nella prossima riunione. Sarò da capire se per la terza volta di fila il rialzo sarà di 75 punti base oppure di soli 50 punti base. Molto dirà il dato sull’inflazione americana del 14 Settembre. Ascoltando i vari membri Fed, sembra più probabile ad oggi un rialzo di 75 punti, anche se non è da escludere che la complicata situazione geopolitica mondiale e la sempre maggior vicinanza al voto di medio termine, possa leggermente pesare sulla Fed, tanto più se il dato sull’inflazione risulterà migliore delle attese. In questa settimana, che si apre con un lunedi festivo sul mercato americano, avremo la riunione della BCE, in cui oltre a un rialzo di 50 punti base, con anche 75 punti sul tavolo, potremmo avere una maggiore chiarezza sulle prossime mosse della BCE. Come nelle passate edizioni. mi aspetto una Lagarde che offra spunti sia ai falchi che alle colombe all’interno del consiglio direttivo, sull’onda del alziamo i tassi d’interesse, ma ci saremo se gli spread dei periferici si allargheranno troppo.
L’invidia per Nvidia
Nelle ultime settimane è rimontata un po’ la tensione tra Cina ed USA, anche con la questione di Taiwan che rimane sempre irrisolta. A farci le spese il settore dei semiconduttori e in particolare Nvidia, la quale dopo aver tagliato per diverse volte dall’inizio dell’anno le previsioni; è stata vittima anche delle azioni di difesa anti cinese del governo americano, il quale ha depositato alla Securities and Exchange Commission un documento che vieta alle imprese nazionali di vendere modelli di elaborazione grafica avanzati a Paesi che utilizzano queste tecnologie per fini bellici o di controllo.
NVDA era arrivata a capitalizzare 830 miliardi di dollari con un 2021 chiuso con 9,8 miliardi di utile netto e 26,9 miliardi di dollari di fatturato. Il titolo perde il 53% da inizio anno rispetto al -25% del Nasdaq e al -34% dell’indice dei semiconduttori americani. Le aspettative per l’utile per azione per il 2022, sono crollate; ad inizio anno gli analisti prospettavano 5 dollari per azioni, oggi il consensus ne vede solo 3,5 e solo nel 2025 l’utile sarà superiore a 5 dollari, secondo le attese.
Eventi prossima settimana
Grafico della settimana
Statisticamente Settembre è il mese peggiore per i listini azionari.
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